Castello di Ariis - Friuli, courtesy of Fabrizio Zanfagnini

Quanti di noi riescono ancora ad appassionarsi ad una storia d’amore? Quanti credono ancora nell’alchimia che senza ragione, anzi contro ogni ragione lega improvvisamente due cuori che a detta del mondo dovrebbero restare lontani?

No, oggi non è San Valentino, ma lo stesso è il momento buono per parlare di un vicenda da poco riscoperta e che si incastra, come una piccola gemma preziosa di umanità e sentimenti, in una Storia più grande abituata a travolgere le vite degli uomini comuni.

E’ la storia di  Luigi e Lucina,  cugini e figli di nobili famiglie Veneto-Friulane  inopinatamente nemiche, che un giorno di 500 anni fa, correva il Febbraio del 1511, si incontrano ad una festa in Udine e, contro ogni buon senso, perdutamente s’innamorano.

Le vicende del tempo sono intricate, sanguinose e per certi versi, come si conviene all’epoca, oscure. I due giovani che di certo si erano promessi, vengono separati da un destino crudele e dalla ragion di Stato veneziana.

Lui soldato della Serenissima, viene ferito quasi a morte in combattimento, e costretto a ritirarsi in solitudine a Montorso, dove ha come unica consolazione la sua capacità letteraria; lei costretta a sposare un altro nobile cugino per sanare i terribili conflitti familiari che avevano messo a ferro e a fuoco il Friuli.

Luigi non rinuncerà mai al suo amore, che traspone e trasfigura in una novella a lei dedicata, intitolata “La Giulietta”. Una novella in cui lascia molte tracce del luogo vero della storia, la città di Udine, e molti indizi di chi sono i veri protagonisti, seppure ben mascherati per sfuggire alla ferrea censura veneziana.

Una storia d’amore finita male come tante altre in ogni tempo?  No. Questa storia vera è in realtà l’incipit della più grande storia d’amore di tutti i tempi, “Romeo and Juliet” di Shakespeare, che dalla novella di Luigi da Porto “La Giulietta” trae ispirazione creando il capolavoro letterario di tutti i tempi.

Che dire di Luigi da Porto e Lucina Savorgnan? Che la loro storia toccante, poetica e crudele insieme, è l’emblema di tutte le storie: l’amore e la passione, la violenza e la morte, la politica e la ragion di Stato.   E’ per questo che anch’essi restano tra noi immortali simboli di un sentimento spezzato ma vibrante per sempre. A me piace immaginarli vagare per i luoghi della loro passione e gioventù qui in questo Friuli, ancor’oggi selvaggio in tanti suoi paesaggi come doveva esserlo 500 anni fa…

Un grazie a chi solo per passione ci ha ridonato questa storia, Francesca Tesei e Albino Comelli, e al professor Claugh che li ha guidati sulle strade aggrovigliate della ricerca. Speriamo di non dimenticarci anche questa volta di questa nostra Storia.

P.S. A tip for you:a Villa Selvatico vive l’ultimo discendente di Romeo-Luigi, perchè non farvi raccontare da lui la storia…?!

A.d.P.